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    Home Blog I materiali più utilizzati nelle impermeabilizzazioni
    Blog

    I materiali più utilizzati nelle impermeabilizzazioni

    Pubblicato il 7 Aprile 2017

    Come imparare a destreggiarsi nel mondo delle impermeabilizzazioni.

    Tutte quelle volte che sul muro si presenta una macchia oppure che si scrosti l’intonaco sotto il balcone di casa, o anche tutti quei casi di efflorescenze di muschi sul muro del garage o di strane escrescenze bianche filamentose si pensa che sia necessario un intervento di impermeabilizzazione. Tuttavia bisogna essere un pochino più cauti, in quanto un professionista del settore analizza numerosi altri fattori. In particolare è necessario avere una buona conoscenza dei materiali che si utilizzano nelle impermeabilizzazioni.

    Di seguito una pratica guida per imparare a destreggiarsi nel mondo delle impermeabilizzazioni e dei principali materiali d’impiego.

    • Guaina bituminosa: è un ottimo materiale, tra le altre è stato inventato nel nostro paese, è il più utilizzato per impermeabilizzare in quanto ha un ottimo rapporto qualità/prezzo. Essa è compatibile con molti materiali di sottofondo. Si distribuisce con facilità mediante il cannello a gas ed è facilmente reperibile nel mercato. Una curiosità, per capire se essa è di buona qualità occorre che nella scheda tecnica, che viene rilasciata con il preventivo, riporti la dicitura monostrato. Questo non è un parametro assoluto ma il tipo di guaina riassunto da questa espressione è sempre di alta qualità.
    • Malte cementizie elastiche: sono malte con le quali si mescolano al momento dell’uso delle componenti in polvere ed altre liquide: solitamente cemento e resina vinilica oppure acrilica. Queste malte sono nate per impermeabilizzare le riparazioni eseguite sul calcestruzzo in verticale. Tuttavia per funzionare sui piani orizzontali hanno la necessità che il piano sia perfetto e che sia asciutto, anche al suo interno. Purtroppo queste condizioni sono molto rare, pertanto il loro uso è sconsigliato su balconi e terrazze.
    • Teli sintetici: I principali hanno sigle che non fanno capire molto sulle loro caratteristiche, per esempio PVC, TPO, EPDM, HDPE etc. Tutti questi materiali hanno delle caratteristiche ben diverse e precise, attualmente quelli più diffusi sono il TPO (POLIOLEFINA) e l’EPDM ( ovvero Etilene Propilene Diene Monomero), essi vengono utilizzati per i tetti piani, per le grandi terrazze e per i laghetti ornamentali o di raccolta dell’acqua. E’ che un privato non esperto sia in grado di scegliere un materiale piuttosto che un altro. Non appena qualcuno vi propone questo genere di materiale, il consiglio è di rivolgervi ad un professionista.
    • Resine: Le principali resine utilizzate sono tre: epossidiche, poliuretaniche e acriliche. Circa le impermeabilizzazioni le epossidiche vengono usate come strato di adesione e le poliuretaniche e le acriliche vengono sparse sopra come strati impermeabilizzanti. In realtà la prassi è ben più complicata ma questo è il succo. Le caratteristiche solitamente si trovano nelle schede tecniche. Ma le cose da sapere sono: tutte le resine temono l’acqua che può vaporizzarle da sotto, in quanto aderiscono benissimo ai supporti, ma non reggono eventuali pressioni dal basso. Per capire, dalla scheda tecnica, se la resina è buona oppure no, bisogna guardare il “residuo solido”, si riferisce alla parte che rimane quando la resina si è ormai asciugata. Maggiore è questo dato meno resina si deve usare, ma la posa è più difficile. La necessità è di un garantito spessore. E’ molto utile un calcolo: dividere la quantità usata per i metri quadrati, questo moltiplicato per il residuo solido. Il numero che otterrete sarà facilmente valutabile. Per esempio: se una resina ha un residuo del 60% ed un peso specifico di 1200kg/mq (o 1,2g/cmq), ciò vuol dire che più o meno ogni chilo di materiale che vi sarà applicano rimarrà circa 0,6mm di materiale posato. Di conseguenza se possedete un terrazzo di 100 mq e vi si applicano 100kg di materiale otterrete 1, che moltiplicato per il residuo solido vi restituisce 0,6. Perciò se le schede tecniche vi dicono che dovete avere 2 mm allora i kg usati dovrebbero essere un po’ meno del triplo. Questo è un semplice conto che è utile fare i per evitare che chi esegue il lavoro lo faccia male.
    was last modified: Aprile 7th, 2017 by Cristiana F.
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